mercoledì 30 aprile 2008

Dark City

E come promesso, ecco una bella recensione su Dark City.
Lo dico subito, a scanso di equivoci: a me è piaciuto un botto.


L'apertura e la cornice sembrano quelle di noir anni 30, dove il cromatismo, costantemente virato al verde e grigio, è interpretato con una sensibilità che cerca di afferrare il bianco e nero di quelle pellicole e sopratutto lo stato d'animo di cui quel tipo di cinematografia era pervaso.



Rufus Sewel è il protagonista del racconto, che sembra non avere passato eppure ricorda una certa familiarità con i luoghi della città oscura che percorre.
Ma la Città Oscura continua a mutare di aspetto fisico e morfologico ad ogni scoccare della mezzanotte, quando tutti gli abitanti cadono in un sonno profondo dal quale si risveglieranno a mezzanotte e 1 senza notare questo strano fenomeno. Tutti tranne il protagonista, che vede i palazzi cambiare di forma ed aspetto sotto i suoi occhi.

E spesso anche le persone che vivono nella Città Oscura cambiano radicalmente; chi è povero si risveglia ricco, non avendo il minimo ricordo della loro vita precedente; chi si addormenta cantante si risveglia maschera di un cinema, come se avesse fatto quel lavoro per tutta la vita.

Il protagonista è braccato da queste figure avvolte in lunghi cappotti neri e cappello a tesa larga per non si sa quale motivo, che sembrano conoscere tutto di tutti e di cio' che appare incomprensibile; ha una moglie forse, o forse no, che ha il volto di una bellissima Jennifer Connely.


E' un assassino, ma forse anche no. Spetterà ad un detective, interpretato da William Hurt, e ad un dottore, martoriato nel corpo e nello spirito dagli stessi tizi in nero che inseguono il protagonista, probabilmente folle, che ha il ghigno di Kiefer Sutherland il compito di trovare la verità.

Esiste davvero un luogo chiamato Shell Beach lungo la costa della Città Oscura, nel quale il protagonista è cresciuto oppure no? O Shell Beach è qualcosa di completamente diverso ?

La Città Oscura è un dedalo in perenne mutamento in cui nessuno può ricordare quando è stata l'ultima volta che ha fatto qualcosa durante le ore del giorno. Ma è veramente una citta' la Dark City del titolo, o è qualcos'altro?

Tecnicamente il film, che ha tra gli sceneggiatori David Goyer che un paio di anni piu' tardi esploderà con la trilogia di "Blade", si può dividere in due parti: la costruzione dell'intreccio che è presente nella prima ora della pellicola, bella, disorientante, vertiginosa, visivamente innovativa e la risoluzione nell'ultima mezz'ora che purtroppo è la via più banale che si potesse scegliere per concludere il film; apprezzabile comunque se vista sotto un certo punto di vista, assolutamente deludente sotto un altro. Sta a chi lo vede, farsi una propria opinione.

La regia di Alex Proyas non si discosta molto dal buonissimo lavoro fatto in precedenza nella sua opera prima "Il Corvo", con dei tocchi davvero interessanti qua e la, che forse rasentano la genialità, spiazzando e sorprendendo lo spettatore. A mio parere è una regia migliore che non quella di "Io, Robot", il più recente film di Proyas a questo momento.


Il guru della critica cinematografica mondiale Ebert, lo annovera tra i 50 film più belli del secolo scorso, e personalmente condivido questa sua affermazione per vari motivi, ma non su tutta la linea.

Interessante è notare che questo film precede di un anno l'ultrafamoso e rivoluzionario "The Matrix", e quindi è il primo a trattare temi che sono simili ed assimilabili al lavoro dei fratelli Wachowsky che hanno fatto gridare al miracolo; alcuni set di Dark City addirittura sono stati riutilizzati proprio per il primo capitolo della cyber-trilogia.

Se fosse un fumetto, Dark City sarebbe sicuramente un'ottima riduzione ( almeno per quanto concerne la prima parte ) di "Mr.X", il fumetto di culto creato dal canadese Dean Motter negli anni 80, al quale è riconducibile per una certa estetica art decò e per il modo di sviluppare l'intreccio narrativo.

In conclusione, Dark City è un film straordinario, che nasconde sotto la superficie un complesso intreccio di tematiche metafisiche e filisofiche mascherate da racconto di fantascienza; da vedere assolutamente per chi non lo ha fatto, da rivedere periodicamente per chi già lo conosce.

Andre.!

P.s.: un consiglio: togliete l'audio all'introduzione e alzate solo quando vi è la prima scena di Sewel nella vasca da bagno; il senso del film cambia completamente!

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